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      o, la quale sentenza era invalsa tanto, che Fulvio Vua sindaco di Stilo l'avea riprodotta nel recitare il prologo di una rappresentazione della Passione di Cristo, citando il Campanella fra' battimani generali. Così egli era stato sempre pel Re ed avea procurato che gli altri lo fossero, ne conservava l'immagine ed amava coloro che le facevano onore, come erano in grado di attestare fra Pietro di Stilo, il Petrolo, fra Scipione Politi, tutti gli Stilesi; nè poteva dirsi che egli si fosse infinto, mentre avrebbe agito contro sè medesimo, perocchè se voleva tra due mesi distruggere il dominio del Re, come mai così accanitamente l'edificava? e come mai il Popolo poteva credergli in tanta contraddizione? conchiudendo: "l'edificazione è attestata da molti e probi uomini, la distruzione segreta da pochi e scellerati, a chi crederete voi o giusti giudici?". Escluso quindi il movente dell'ambizione e della malevolenza contro la Maestà, rimaneva il movente della profezia, e non già contro ma a tutela della Maestà. E qui egli si fa a citare tutte le previsioni, tutt'i prodigi, tutte le profezie ad una ad una (sono state già accennate troppe volte e possiamo dispensarcene), aggiungendo di avere interpretate le imminenti mutazioni a favore del Re e della Chiesa, col servirsi delle affermazioni de' Profeti e de' Santi, col sostenere che prima della fine del mondo doveva esservi "un solo ovile ed un solo pastore in una sola Repubblica cristiana, a capo della quale il Pontefice Romano", che "il Re avrebbe adunato i Regni e il Papa li avrebbe accolti nel suo ovile con maggior potestà". E dice che i frati di S. Domenico doveano preparare tale repubblica, e con autorità sacre e profane dimostra la futura repubblica, preludio della celeste, desiderio degli uomini pii e de' Profeti, de' Poeti e de' Filosofi, da verificarsi con la fusione di tutti i principati in un Regno Sacerdotale ammesso anche da Platone; e nota che riusciva esaltato il Re Filippo, posto da Dio per soggiogare tutte le genti e i Regni, onde il senso della repubblica predetta "era utile al Re prima che al Papa". Aggiunge non poter essere condannato nemmeno quando le mutazioni predette non si avverassero, poichè egli seguiva i Padri e i Santi, che pure errarono; egli non era Profeta ma seguiva i Profeti, e d'altronde nota che chi scorge i segni è tenuto a mostrarli, citando in ciò l'esempio di Geremia e il precetto di S. Pietro.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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