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      Volsero pigliare fratimo, et poi si concitorno tutti contra di me, et mi hanno spogliato, et mi ritrovo in questo modo, et hò fatto tanti libri, et poi me li hanno cambiatietc. Era sempre vestito da secolare, col suo cappello nero tra mano, e diceva: "questo cappello è tutto stracciato, et tutte queste veste che hò sopra sono stracciate"; e volle coprirsi il capo ma l'aguzzino glie lo scoprì, onde egli si rizzò contro l'aguzzino dicendo, "guarda costui che mi vuol levare il cappello", e soggiunse "bisogna che venghi il Papa et sbroglia queste cose" etc. Fu quindi fatto condurre alla stanza del tormento e là venne spogliato e ligato alla corda, con le proteste che il S.ta Severina avea raccomandate: ed elevato in alto cominciò a dire "hoimè che moro, ah traditori, figlioli di cornuti, bagascie, mi hanno ammazzato, madonna santissima aiutami". Rinunziamo a continuare questa atroce rassegna di dolori, che d'altronde i lettori troveranno nel relativo Documento: solo diremo che il povero Campanella, talvolta furioso, talvolta abbattuto, ingiuriava o invece blandiva chiedendo pietà, e spesso invocava il Papa o a lui si appellava, nota dominante per tutto il tempo della sua pazzia; allorchè si rivolse a qualcuno de' Giudici in particolare, per muoverlo a misericordia, si rivolse sempre al "frate", cioè al Vescovo di Termoli. Tra le svariate dimande fattegli vanno notate le seguenti: quanto tempo fu carcerato in Roma, se era stato visitato da qualche medico nelle carceri, come si chiamava il Commissario del S.to Officio in Roma al tempo in cui fu carcerato, ed anche, con ludibrio indegno, cosa avrebbe avuto di buono a pranzo, e dopo di avergli due volte minacciato il polledro, che dimandasse qualche grazia.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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