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      I Giudici gli fecero notare che nella prima deposizione avea detto non essere stato presente il Pizzoni, essere avvenuto il fatto in giorno di venerdì, non avere fra Dionisio mangiato carne (l'aveva solamente desiderata per mangiarla), e che badasse quindi a non dire menzogne: egli rispose più volte che non se ne poteva ricordare e si rimetteva al suo primo esame, conchiudendo che le eresie gli erano state raccontate perchè le credesse. - Giuseppe Grillo, fatto venire dal Castello dell'ovo in cui era rinchiuso, dietro dimande, dichiarò di aver conosciuto anteriormente fra Dionisio e gli altri frati che poi vennero a pranzo in casa sua in Stignano, e di averne buonissima opinione, ma non così Cesare Pisano che vide allora per la prima volta; dichiarò che durante il pranzo fra Dionisio avea detto doversi "rengratiar Dio di tante gracie che ci fà e cose simile", ma non avea detto nulla contro la fede, perchè egli "saria ricorso da superiori", ed anzi lo stesso fra Dionisio fece poi un sermone in Chiesa, in Stignano, presenti tre dottori e moltitudine di popolo, e fu lodato assai. Avvertito di non dir bugie, il Grillo soggiunse che avea detto la verità; che dal Petrolo, per mezzo del figlio di Desiderio Lucane, gli era stato raccomandato di volersi esaminare in favor suo; che da Mario Flaccavento come pure da Felice Gagliardo e Camillo Ademari, prima di venire dal Castello dell'ovo, gli era stato raccomandato di voler dire che in Stignano si era mangiato carne in giorno di venerdì o sabato, e che egli stesso l'avea mangiata inavvertentemente, poichè così trovavasi affermato in processo, e non dicendo così anche lui, avrebbe avuto la corda, ma egli avea risposto di non voler dire la bugia (tanti erano impegnati a non far alleviare la posizione degl'inquisiti, o invece tanto era furbo questo giovanotto che inventava sollecitazioni per procurarsi credito). - Si fece poi venire fra Dionisio, per sapere in che giorno fosse stato in Soriano, e se il Pizzoni vi fosse stato con lui.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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