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      - Infine il Petrolo (29 agosto) fu esaminato di nuovo, per dare chiarimenti intorno ad alcune cose che aveva ammesso per dette dal Campanella ovvero enunciate in modo confuso, e segnatamente intorno alle superstizioni che c'erano nell'Eucaristia, intorno all'ecclissi a tempo della morte di Cristo, intorno all'essere stato il sacramento dell'Eucaristia istituito per ragione di Stato. Ed egli, negando quest'ultima proposizione, che disse di non intendere ed attribuì totalmente a fra Cornelio, negando che il Campanella avesse mai parlato di quella tale ecclissi ed ammettendo invece che avea detto essere il sole calato alcune miglia, dichiarò di non ricordarsi delle superstizioni che c'erano nell'Eucaristia. Ed aggiunse: "per l'amore di Dio, le Signorie Vostre non habbiano tanto riguardo alle cose fatte in Calabria, perchè le cose furono fatte tanto imbrogliate, è sotto sopra che non
      si potria dire"; e ricordò avere un prete di Gerace detto che loro frati si cavavano gli occhi l'un l'altro, ed essere stati dal Mesuraca dati 100 scudi a fra Cornelio perchè processasse mortalmente il Campanella ed egli potesse così guadagnarsi il taglione dalla Corte Regia, narrando di nuovo tutte le circostanze della fuga e cattura sua insieme col Campanella per opera del Mesuraca.
      Se ci facciamo a valutare i risultamenti delle ripetizioni contro il Campanella, troviamo le seguenti cose. Riuscirono: assai meno gravi e quasi insignificanti le testimonianze del Soldaniero, già prima poggiate essenzialmente sopra vaghi detti e congetture; abbastanza chiaramente false le deposizioni del Lauriana, già dettate da suggestioni ed ingrossate per bestiale scempiaggine; pur sempre molto gravi e compromettenti le testimonianze del Pizzoni, già date senza dubbio per doppiezza e speranza d'impunità; non meno gravi, comunque attenuate di molto, le testimonianze del Petrolo, già rese per eccessiva timidezza piuttosto che per malvagità; sempre più favorevoli e giustificative da ogni lato le testimonianze di fra Pietro di Stilo, già prima niente affatto lievi per avveduto apprezzamento de' tempi, de' luoghi e delle circostanze.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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