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      Da uno de' documenti raccolti Cesare apparisce inoltre parente, forse cugino, del Marchese Ambrogio Spinola, essendo insieme col Marchese erede di una parte delle facoltà di Lorenzo Spinola; da altri documenti apparisce sotto la tutela di alcuni suoi parenti nel 1588, ed abitante già in Napoli nel 1602, circostanze tutte che rispondono a quelle notate nel processo(215). Ci rimane tuttora ignoto il motivo della sua prigionia: ma sappiamo che nel 1599 un Cesare Spinola trovavasi affittatore del feudo di S. Nicola, e con ogni probabilità era appunto il Cesare del quale si è discorso, avendo sempre avuto i genovesi di ogni ceto il lodevole costume di lanciarsi nelle speculazioni(216); nè è difficile intendere che per quistioni insorte, col metodo spiccio di quel tempo, egli fosse stato imprigionato. Vedremo che di poi il Campanella in un suo Sonetto, fra mille lodi, lo ringraziò anche della difesa che di lui avea fatta. Quanto a D. Francesco di Castiglia, era costui uno de' tanti spagnuoli che facevano la loro carriera nelle provincie napolitane, ma era nato a Verona, ed avea già i suoi 40 anni: ne' Registri Officiorum Viceregum lo troviamo nominato Capitano di Rossano pel 1594, poi Capitano di Ostuni pel 1598(217); e mentre era al governo di Ostuni fu carcerato in Lecce e tradotto nel Castel nuovo di Napoli; il Campanella lo lodò non solo come un alto personaggio, ciò che era quasi di obbligo con uno spagnuolo, ma perfino come poeta, cantore delle Donne sante e de' suoi cocenti amori, della vinta Antiochia e dell'abominio che si meritavano le Corti false e bugiarde (dopo di averne persa la protezione). Quanto a fra Antonio Capece, la sua storia è molto brutta: il suo esame ne dice poco o nulla, ma ce l'insegnano ampiamente moltissime Lettere esistenti nel Carteggio del Nunzio, ed anche qualche documento de' Registri Curiae dell'Archivio napoletano.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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