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      Paolo Grillando nel suo trattato. Ma il progresso si fece sentire anche in questo tormento, e si cominciò coll'aggiungervi copioso cibo e vino in precedenza, acciò il sonno divenisse tanto più grave, e si finì col modificare lo scanno ed associarvi altre specie di tormenti per accrescerne l'efficacia. Così diedesi allo scanno una maggiore altezza affinchè i piedi dell'inquisito non poggiassero a terra, ed anche una superficie non piana ma ad angolo, denominando perciò lo scanno capra, cavallo o cavalletto, affinchè le parti deretane dell'inquisito ne venissero travagliate. E vi si associò pure la sospensione dell'inquisito alla corda con le braccia torte in dietro, nei soliti modi, ed anche con gli omeri fermati mediante funicelli alle mura laterali della stanza, talora perfino col petto fermato mediante una fascia al muro corrispondente al dorso, senza dubbio per impedire che l'inquisito col dondolarsi potesse sfuggire l'azione dello scanno. Infine vi si aggiunse lo scostamento, e l'elevazione forzata degli arti inferiori, mediante un lungo bastone posto per traverso, sulle cui estremità venivano ligati i piedi con altri funicelli, mentre un terzo funicello attaccato alla parte media del bastone lo attirava verso il muro di fronte, senza dubbio per impedire del pari che il tormentato, con lo stringere le cosce sullo scanno, potesse di tempo in tempo sottrarre le sue parti deretane all'azione di esso. Prospero Farinaceo, criminalista appunto del tempo del quale trattiamo, volle mostrarsi umanitario rifiutandosi di descrivere il tormento della veglia, perchè, egli disse, non era "nè aguzzino nè birro"; ma l'Ambrosino accennò alle condizioni dello scanno, alto 7 o 8 palmi, fornito di tre piedi e a superficie angolare ottusa, su cui doveva poggiare l'inquisito con le parti deretane nude, aggiungendo di aver visto talvolta lo scanno ad angolo acuto, che poteva uccidere il torturato venendogli rotte e perforate quelle parti.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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