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      Avea già circa 60 anni al tempo di cui trattiamo, e stando in Ischia dettò la sua relazione sul Campanella; morì vecchissimo nel 1633, e fu sepolto nella Chiesa di S.ta Chiara. - Ecco ora ciò che essi riferivano intorno al Campanella(270). Pietro Vecchione scrisse, che invitato a visitare più volte fra Tommaso per riconoscere se fosse davvero desipiente e melanconico o simulasse tale malattia, per quanto avea potuto esplorare con la mente, con la conversazione e coll'opera, avea ben rilevato che egli aberrava nell'immaginativa, nel discorso e nella memoria; ma poichè non avea visto alcuno de' sintomi che sogliono trovarsi negl'infermi di tale malattia e v'erano grandi cause per simulare, era venuto nel dubbio che quella pazzia fosse simulata. Aggiunse che ad esplorarla con maggiore certezza occorreva lungo tempo e gran diligenza degli astanti, ciò che non si era potuto eseguire nelle carceri in cui esso Campanella si trovava, ond'egli non poteva affermare nulla di certo; ma conchiuse, "per quanto mi è dato scorgere congetturalmente, giudico che colui simuli la malattia". D'altra parte Giulio Jasolino, con un lungo scritto, venne nella medesima conclusione, ricingendosi di alquanto maggiori riserve, ed appoggiandosi ad un nugolo di citazioni d'Ippocrate e di Galeno. Ciò che fa riuscire notevole per noi questa sua relazione si è qualche notizia che vi si rileva intorno al modo tenuto nell'osservare il povero Campanella, e qualche motivo di congettura che vi si adduce intorno alla persona del filosofo.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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