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      Finalmente tra le scritture di questo gruppo si ha un libretto coperto di pergamena, contenente le poesie raccolte da fra Pietro Ponzio, composte dal Campanella: esse si veggono, con un principio di dedica, indirizzate da fra Pietro al Sig.r Francesco Gentile patrizio genovese, e ci dànno un quadro de' pensieri, delle azioni, della vita intima del Campanella nel carcere fino al 2 agosto 1601, vale a dire fino a 2 mesi dopo la veglia, laonde meritano di essere diligentemente considerate ed illustrate; noi l'abbiamo già fatto in parte e seguiteremo a farlo più in là, limitandoci per ora a notare che il P.e Cherubino le qualificò in latino ed italiano "Carmina in laudem et improperium multorum, ad amorem alliciendum; in quibus sunt multa quae videntur sapere idolatriam. Scrive a la donna da lui amata chiamandola Sommo bene. Dicteria multa, quae videntur sapere libellum infamatorium". Decisamente il P.e Cherubino era disposto a trovarvi il peggio possibile. Dobbiamo poi aggiungere che in questo gruppo di scritture si sarebbe dovuto avere anche quella trovata nel reveglino del Castello, sotto la finestra del carcere del filosofo, gettatavi dal fratello Gio. Pietro al momento in cui venivano gli ufficiali in cerca di scritture; ma essa non vi si trova, non essendo stata aggiunta alle altre inviate al P.e Cherubino e nemmeno inserta puramente e semplicemente nel processo, mentre senza dubbio fu dal Sances trasmessa a' Giudici del tribunale di eresia, nelle cui mani si trovava il 6 marzo 1602, quando fu esaminato il sergente Alarcon!


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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