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      - Il giorno seguente (7 marzo) fu esaminato fra Giuseppe Bitonto. Egli disse che non aveva mai posseduto scritture ma solo qualche lettera, e con un poco di biancheria la teneva in una cassa, la quale portò presso fra Dionisio, perchè nella camera di costui, che stava solo, poteva essere meglio custodita; che mentre portava detta cassa, Giulio Soldaniero lo pregò di conservargli in essa un pacco di carte legato e suggellato con pasta od ostia, dicendo essere un suo processo che gl'importava più di 1000 o 1500 ducati, presenti fra Pietro di Stilo, il Gagliardo ed altri; che fra Dionisio volle pure conservare in detta cassa certi scritti concernenti la sua difesa. Dietro dimande poi narrò come la cassa fu presa dagli ufficiali del Castello, esponendo la rissa nella quale il Soldaniero, il Gagliardo e il S.ta Croce vennero contro di loro frati "et li maltrattorno assai, con pugni, et con lo stregneturo (stringitoio, cinturone) et roppero la testa à frà Dionisio", la ricerca di scritture proibite fatta ad istanza de' tre sopramenzionati, come gli fu riferito da molti "et in particolare da Scipione medico di questo Castello" (già nominato anche da fra Dionisio altra volta), e quindi la presa della cassa che gli fu più tardi restituita. Aggiunse di aver poi saputo che in detta cassa erano state trovate "la Clavicola di Salomone et altre cose di magarie", le quali il Gagliardo gli avea confessato esser sue, ed averlo saputo dal Marrapodi e dal Conia, i quali gli dissero che avendo fatta quistione tra loro il Soldaniero e il Gagliardo, costui gli rinfacciava di aver dovuto fare questo tradimento a' frati per servir lui, oltrechè il Gagliardo medesimo avea loro detto che era stato fatto concerto di porre le dette scritture sotto il capezzale del letto di fra Dionisio, ma poi aveano potuto riporle nella cassa (un mucchio di menzogne e una doppiezza veramente fratesca). Infine citò anche la dichiarazione rilasciata dal Gagliardo su tale proposito (ma nella dichiarazione il Gagliardo non diceva che quelle scritture fossero sue proprie). I Giudici vollero allora che riconoscesse dette scritture, e mostratagli la copia della Clavicola di Salomone, disse che "alli sigilli di pasta" che recava quella scrittura gli pareva essere l'involto datogli dal Soldaniero; e richiesto delle qualità del Gagliardo e della causa per cui si


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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