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      Questi mesti sospiri è questi versida le mie proprie man vergt' e scritte (sic)
      coss' cantando, e sospirando muoredel bel Meandro in su l'herbose rive
      il bianco Cigno à la sua morte appressose cancellanti (sic) e malamente intesi
      seranno i tristi miei dolenti versifia solo (oime) perche sarà la carta
      dal proprio sangue mio machiata e lordaallor dovean l'invidiose parche
      che dispensan l' vite de i mortalihaver finito d'avoltare il fuso
      lo stame di mia vita all'hor potei (sic)
      chiudere in bella et honorata serai miei sì belli et honorati giorni
      quando te vidi in quella Real Sala
      rapresentare in detti versi belliil pastor Ergasto".......
     
      E così via via, prendendo raramente fiato e non giungendo neanche a dire l'ultima parola con tanto diluvio di versi. Il P.e Cherubino dichiarò questa scrittura "litera amorosa... simpliciter enarratur amor unius ad alterum, neque miscentur aliqua, quae aliquo modo sapiant haeresim". Ci resta infine a menzionare ancora un'altra lettera che dovè essere stata scritta al Gagliardo, in caratteri molto grossi segnati con la matita o forse col carbone, da uno che stava nella segreta, in questi termini: "Patron mio V. S. me mandi per il Carceriero il suo pastor fido et la fida ninfa che non so quello mi fare il giorno, mandatime si avete alcuno altro spassatempo, il grinto voli ch'io amo scosse che vostra Matri ami o la cara del Carpio et il carniero del barone (gergo di convenzione tra carcerati), avisatime alcuna cosa et dite al Sig. Scipione (Scipione Moccia Auditore del Castello), e al sig.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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