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      Primogenito di D.a Ippolita Cavaniglia, che vedremo tra poco celebrata egualmente, egli faceva parte della Compagnia de' così detti Continui, una specie di Guardia del corpo del Re, e per esso del Vicerè, composta per metà di spagnuoli e per metà di napoletani, scelti sempre tra le persone nobili, e ne' primordii dell'istituzione tra le persone nobili di prim'ordine: una cedola di pagamento del soldo per l'anno 1596, ed una dimanda di licenza al Vicerè per l'anno 1610, che si leggono nelle scritture dell'Archivio di Stato, ci hanno fatto conoscere questa sua condizione di Continuo(344). Il Campanella, dopo lodi enfatiche e seicentesche, gli chiede umilmente protezione per sè e pei suoi compagni:
     
      . . . . . . vendichi l'ontefatte a tanti virtuosi e a me meschino".
     
      Veniamo a D.a Ippolita Cavaniglia, la più alta benefattrice del Campanella e de' frati; a lei sono indirizzate non meno di tre poesie(345). Un documento, da noi rinvenuto nell'Archivio di Stato, ci mostra questa Signora esser figliuola di D. Garzia Cavaniglia Conte di Montella, ma forse figliuola naturale, già vedova fin dal 1593 di Fabio Magnati, e madre di Troiano, Flaminio, Gio. Battista e Geronimo(346). Si sa che i Cavaniglia, gente valorosa e fida e di sangue regio, vantavano l'essersi stabiliti nel Regno col 1.° D. Garzia, venuto da Valenza in Napoli con Alfonso d'Aragona, fatto Conte di Troia nel 1445 e celebrato dal Sannazzaro (la Contea di Montella sopraggiunse più tardi, nel 1477, con D. Diego, l'amante della sorella di Ferdinando Aragonese): ne abbiamo un trattato scritto dal Sarrubbo, oltre le notizie registrate dal De Lellis nei suoi ms. che si conservano nella Bibl. nazionale di Napoli; ma le donne non figurano mai nel Sarrubbo, e il De Lellis ricorda solamente, quali figlie del 2.° D. Garzia, Cornelia e Fulvia monache; e tuttavia il documento suddetto non lascia dubbio sulla origine di D.a Ippolita, mentre d'altra parte i libri parrocchiali della Chiesa del Castel nuovo fanno spesso menzione di lei e de' suoi(347). Quanto a Fabio Magnati, il Capaccio mostra la famiglia de' Magnati proveniente da Bologna, dove essa era una delle 40, venuta in Napoli con Carlo 1.°, e dichiara Fabio "dottore di leggi, gentil'huomo virtuosissimo"(348): non è improbabile che egli fosse Auditore del Castel nuovo, ma ad ogni modo là abitava con la sua famiglia.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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