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      Rammentino i lettori il manoscritto buttato giù dalla finestra del carcere del Campanella il 2 agosto, mentre venivano a visitarlo gli ufficiali del Castello. Oggi ancora vi sono in Italia due Manoscritti col titolo di "Epilogo..." o "Epilogo magno di quello che della natura delle cose ha filosofato e disputato fra Thomaso Campanella servo di Dio": analogamente al manoscritto buttato giù dalla finestra del carcere, l'uno, della Magliabechiana, comincia con le parole, "Perchè teco menar la vita non posso Signore, come il desiderio suo grande della virtù vorrebbe", l'altro, della Casanatense comincia con le parole, "Perchè menar teco la vita non posso Signore" etc.; entrambi finiscono con le parole, "quel che ne fece poi voi lo sapete", alle quali parole nell'esemplare della Magliabechiana succede un epigramma latino in lode del Campanella, e nell'esemplare della Casanatense succede un piccolo numero di brevissime note e postille. L'opera poi in latino, stampata a cura dell'Adami nel 1623 col titolo di "Philosophiae realis epilogisticae partes quatuor", comincia con le parole, "Quoniam tecum vitam ducere, charissime, non datur, ut avidissime cupis" etc., e nella sua 2a parte, che rappresenta l'Etica, finisce con le parole tradotte alquanto liberamente, "quid autem subinde fecerit, historia docet". Come si vede, trattasi qui dell'opera che sappiamo cominciata in Roma verso la fine del 1594 col titolo di "Compendio di Fisiologia", quando il Campanella non potea "menar la vita" con Mario del Tufo cui la mandò, continuata poi in Napoli nel 1598 con l'aggiunta anche dell'Etica.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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