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      - Senza dubbio contro questo abietto frate si sarebbe stato assai più nel vero procedendo per falsa testimonianza; ma non si usava, senza evidentissime ragioni, passar sopra alla quistione dell'eresia.
      Con la votazione sul Lauriana chiudevasi la discussione sui frati i quali aveano rinunziato alle difese, e per tutti costoro i Giudici concordemente emisero pure il voto, che dovessero essere esiliati da entrambe le provincie di Calabria, e tenuti in monasteri ne' quali i loro Superiori potessero osservarne la vita e i procedimenti. Notiamo qui che non ci è pervenuta alcuna notizia di votazione fatta intorno al Campanella, e che verosimilmente non ce ne fu, a motivo della sua pazzia legalmente accertata, la quale facea sospendere ogni Atto ulteriore contro di lui. Ma non deve sfuggire che ne' Riassunti degl'indizii sopra riferiti, e basta guardare quello del Lauriana, trovasi espresso in termini non equivoci il giudizio di colpabilità sul Campanella, e così pure sul Pizzoni defunto. Notiamo ancora che in tutte le votazioni fatte il Nunzio non mostrò mai un'opinione propria, mentre pure egli che sedeva al tempo stesso nel tribunale della congiura, e conosceva intimamente molte e molte cose estragiudiziali, avrebbe potuto e dovuto tenerla; ma indubitatamente egli non avea studiato nè seguito con premura lo svolgimento del processo, fu quindi obbligato a rimettersene a' colleghi, e pur troppo preferì quasi sempre uniformarsi al voto del collega peggiore. Invece il Vicario Palumbo mostrò sovente un'opinione propria: i motivi da lui addotti per sostenerla non furono registrati, ma possono intendersi agevolmente da quanto sappiamo intorno al processo, e bisogna dire che questa opinione riuscì molto più giusta; vedremo che la Sacra Congregazione di Roma la preferì costantemente.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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