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      Secondochè scrisse il Nunzio, egli "mostrò di restare in pace", ma per non essere informato del fatto richiese che glie ne fosse lasciata memoria; rappresentava dunque la parte dell'ingenuo, e voleva intanto poste in iscritto le parole del Nunzio che già costituivano un guadagno. Da parte sua il Nunzio potè ancora scrivere a Roma, "non vedendo in questo quello che si possa opporre, spero che il negotio andrà per i suoi piedi": con ciò egli mostravasi ingenuo davvero, mentre pure ricordava quale fiera lotta giurisdizionale vi era stata per costituire il tribunale, e sapeva che il Governo Vicereale non era punto avvezzo a cedere facilmente in queste lotte; ma forse rappresentava egualmente la parte dell'ingenuo con Roma, dando larghe speranze per non avere richiami sul modo in cui aveva interpetrata la risoluzione di S. S.tà. E quasi sentisse il bisogno di far bene intendere la sua interpetrazione, conchiudeva, che con D. Pietro aveva fin allora trattato unitamente e così procurerebbe di trattare per l'avvenire, acciò il negozio si tirasse avanti. Dalle quali parole può rilevarsi che egli intendeva un po' meglio le circostanze, e può rilevarsi ancora che avrebbe fatto terminare la causa condannando senz'altro il Campanella, giacchè D. Pietro non si sarebbe certamente pronunziato per un'assoluzione.
      L'indomani, 27 settembre, il Nunzio scrisse la memoria chiestagli dal Vicerè: nel suo Carteggio n'è rimasta la minuta che noi pubblichiamo(425). Dopo di aver fatta la storia particolareggiata di tutti i precedenti, egli terminava con lo specificare sempre meglio che S. S.tà si contentava che D. Pietro intervenisse ad ogni cosa "eccetto che al sententiare" aggiungendo, "il che alla sustanza del negotio non vuol dir nulla, perche saremo d'accordo come siemo stati sin'adesso, et quello che concordemente si fermarà si esseguirà, sì che l'effetto sarà il medesimo come le dissi à bocca; desidero dunque che ella commetta al medesimo che intervenga quanto prima". Da tutto ciò il Vicerè potea desumere anch'egli ben chiaramente, che per parte del Nunzio il Campanella sarebbe stato senza alcun dubbio condannato; ma o si serbò diffidente o non volle passar sopra alla quistione giurisdizionale, e veramente si ha motivo di ritenere l'uno e l'altro concetto, per intendere l'ultimo periodo del processo.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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