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      Ecco distintamente quanto era avvenuto al Campanella da che l'abbiamo lasciato, cioè dagli 8 gennaio 1603, giorno in cui gli fu letta la sentenza avuta nel processo di eresia. Egli continuò a rimanere per circa sei mesi nelle carceri comuni del Castel nuovo, in relazione co' frati, e segnatamente con fra Pietro di Stilo, unico suo confidente oramai dopo la liberazione di fra Pietro Ponzio, in relazione del pari con Felice Gagliardo, che da molto tempo bazzicava anche troppo co' frati: ed abbiamo avuta occasione(431) di dire che ebbe una visita del Marchese di Lavello cui consegnò la sua opera della Metafisica, ma dobbiamo aggiungere che dal 25 febbraio al 15 aprile di quest'anno ebbe anche occasione di far la conoscenza di alcuni Signori tedeschi venuti nelle carceri del Castello, uno de' quali divenne da tale data suo amicissimo e caldo protettore. Il Conte Giovanni di Nassau avea fatta in incognito un'escursione a Napoli per curiosare la città, seguito da due gentiluomini, Cristoforo Pflugh e Geronimo Tucher, e dal domestico Giovanni Winckes, inoltre accompagnato da Gio. Ottavio Gonzaga che aveva al suo sèguito Uberto Caroni di Bozzolo. Visitata la città i viaggiatori si trovavano oramai in partenza, quando un dispaccio da Roma del Duca di Sessa avvertì erroneamente che un figlio, o nipote, o fratello del Conte Maurizio di Fiandra ribelle al Re di Spagna, con un sèguito di Cavalieri francesi era venuto in Napoli; il Vicerè diede immantinente ordine di catturarli. Il Conte col suo domestico era già partito in precedenza e fu raggiunto a Sessa, gli altri furono rinvenuti ancora in Napoli, tutti furono tradotti nel Castel nuovo(432). Al Gonzaga, parente del Duca di Mantova, che dimostrò essersi accidentalmente trovato in compagnia de' tedeschi fu concesso di tenere per carcere, insieme col Caroni, la casa del Principe di Conca; al Nassau col suo domestico fu assegnata nel Castello una carcere separata, agli altri furono assegnate le carceri comuni, ma certificato l'equivoco mediante un'informazione presa da D. Pietro de Vera, furono poi rilasciati con molte cortesie equivalenti a scuse(433). Durante la prigionia il Campanella si strinse in grande amicizia sopratutto con Cristoforo Pflugh, latinamente Flugio, il quale parrebbe che appartenesse alla celebrata ed opulenta famiglia de' Fuggers negozianti di Augusta e divenuti Baroni di Kirchberg e Veissenhorn, più conosciuti in Italia col nome di Fuggheri e Foccari; ma avrebbe dovuto rabberciare il suo cognome e dichiararsi Sassone per rimanere incognito, e riesce allora notevole che perfino dopo molti e molti anni, a tempo della redazione del Syntagma il Campanella abbia continuato a chiamarlo "Flugio", come riesce notevole che a tempo della prigionia in Castel nuovo sia stato di religione protestante.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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