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      Ben fanno a non creder subbito; ma negarmi l'esperienza, o scriver a V. B. che "non la voglia vedere, è un negar lo spirito di Dio, che ubi vult spirat, et seguir lo spirito degli huomini: Venite cogitemus adversus Jeremiam" etc. Così il Campanella mostrava anche da questo lato che la sua pazzia era finita e già da qualche tempo, tanto che avea visto anche con altri il diavolo, e poi,
      dopo lungo aspettare in penitenza, Dio l'aveva esaudito ed oramai si sentiva in grado di far cose mirabili ad utile del Cristianesimo. Quali abbiano dovuto essere queste cose, delle quali diè "molti capi", si può comprenderlo dagli elenchi più volte indicati, estraendo da essi i capi relativi appunto all'utile del Cristianesimo: dovè quindi promettere di far il libro in dimostrazione della prossima fine del mondo coll'unione di tutte le genti costituendo una gregge ed un solo pastore, far il libro contro i politici e Machiavellisti, un libro per convertire i Gentili delle Indie orientali, un libro contro i Luterani, ed andare in Germania ottenendovi la conversione di due Principi protestanti e il discredito completo di Calvino, fare al ritorno 50 discepoli contro gli eretici etc. etc. Di certo egli dovè promettere anche di far miracoli, come non cessò poi di prometterli più o meno esplicitamente fino al 1611; ed anche nella sua prima lettera al Papa e in una lettera posteriore allo Scioppio, pubblicate entrambe dal Centofanti, si dolse che il Nunzio e il Vescovo di Caserta avessero chiamato finzioni, delirii od astuzie, per uscire dal carcere, i suoi presagi, i suoi segni nel sole, luna e stelle, e i miracoli che avrebbe fatto per costringere ogni anima a riconoscere il Vangelo.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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