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      Più tardi poi disse che non aveano potuto conchiudere la causa della congiura in Napoli, perchè non aveano in che condannarlo: questa contradizione non ha bisogno di commento.
      Ma un po' di commento occorre al fatto della comparsa del diavolo tre anni prima, invocato da una persona che egli aveva istrutta a pigliar l'influsso divino (sicuramente il Gagliardo), delle rivelazioni avutene anche circa Venezia e il Papato, e poi della comparsa di altri diavoli nella fossa, col sèguito delle grazie ottenute per via di flagelli e di studii, dell'avere avute altre rivelazioni, dell'esser divenuto capace di far miracoli, o, secondochè disse poco dopo, dell'aver visto angeli ed avuto autorità come quella di S. Giovanni a' farisei e potestà di far miracoli più stupendi che quelli di Mosè(479). La frequenza ed asseveranza, con le quali il Campanella parlò in prosa ed in versi della comparsa del diavolo, delle rivelazioni avute e delle conseguenze di esse, non possono non fare un certo peso; e la cosa riesce di tanto maggiore interesse, in quanto che segna il punto di partenza del suo passaggio definitivo, reale o simulato, nel campo delle credenze cattoliche pure, e quindi riflette il vero problema difficilissimo della vita del Campanella, cioè l'essenza delle sue intime convinzioni religiose. Potrebbe ammettersi un'allucinazione, ma non mai la "lunga aberrazione mentale", che il Centofanti ha invocata e che si vede ricordata ancora da altri, mentre il Campanella medesimo non fece poi un mistero che la sua pazzia era stata simulata, e lo ripetè egualmente in prosa ed in versi troppe volte, sebbene in qualche determinata circostanza siasi contraddetto(480). Ci sembra pertanto che invece dell'allucinazione riesca più verosimile trattarsi di un fatto molto semplice, dell'evocazione de' diavoli esercitata dal Gagliardo, amplificata e messa innanzi dal Campanella così per premunirsi contro qualche nuova denunzia al S.to Officio specialmente da parte del Gagliardo, come per procacciarsi qualche via di uscita nelle sue tristissime condizioni, giustificando il suo ritorno nel retto sentiero con un evento straordinario, ed eccitando la curiosità e l'interesse del Papa, mentre poi, alla peggio, avrebbe potuto tutt'al più acquistarsi una riputazione di stravagante, che sarebbe sempre riuscita giovevole alla conclusione della sua causa.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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