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      Egli non tacque le sue idee riposte in politica e in religione, che trovò modo di esporre con un vero stratagemma, secondo una maniera non nuova ma più che ardita nello stato suo, facendo la descrizione della immaginaria Città del Sole; e poichè nella sua estrema vecchiezza ne curò la ristampa e vi aggiunse ancora le Quistioni sull'ottima repubblica, composte veramente da un pezzo e poi messe da parte, si ha motivo di ritenere che a queste idee, con poche varianti, egli sia stato attaccato fino alla morte. Intanto è costretto a salvarsi dall'ira universale, è costretto a mostrarsi diverso da quel che è; non giunge per questo a nascondere le sue interne credenze, e più volte anzi s'ingegna di farle rilevare almeno a' savii, ma pur troppo i savii riescono vigilanti solo tra' suoi avversarii o sonnecchiano affatto. Perfino nella lettera che egli scrive in appello al Papa, lo si vede deplorare "l'ecclisse di spirito" e che "bisogna credere o andar prigione", lo si vede annunziare che il Cristianesimo è "la pura legge della natura, a cui solo li sacramenti son aggiunti per aiutare la natura a ben operare", non lodando così certamente lo spirito della Curia, ed attribuendo a Dio creatore una parte affatto preponderante su Dio salvatore. Nelle opere poi, nello stesso Ateismo debellato, destinato a rappresentare la sua rumorosa professione di fede atta a salvarlo, sia quando impiega la maniera di esposizione ad utramque partem, sia quando adotta la maniera di esposizione ordinaria ed obiectionibus occurrit, lo si vede produrre con tanta larghezza gli argomenti degli avversarii, da aggiungerne perfino molte volte taluni non prodotti mai e suggeriti propriamente da lui.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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