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      Lo Scioppio si era impegnato nell'astrusa quistione dell'Anticristo e de' futuri eventi della fine del mondo(489), e ciò forse, più di ogni altra cosa, gli fece apparire il Campanella tanto interessante; poichè, quanto agli scritti contro Venezia, il Papa trovavasi già in via di accomodamento per mezzo del Card.l di Gioiosa, che mandato da Errico IV era stato in Venezia ed era poi giunto a Roma fin dal 22 marzo, la qual cosa lo Scioppio non poteva ignorare. È posto intanto fuori controversia che lo Scioppio sia venuto in Napoli nell'aprile 1607, non già nel 1608; ma è posto in pari tempo fuori controversia che egli sia venuto per parlare al Campanella e carpirne le opere, d'accordo col Fabre, e che non abbia menomamente avuta una missione del Papa per trattare la libertà del prigioniero, come finora si era creduto dietro una delle tante erronee notizie registrate nel Syntagma, che noi abbiamo recisamente oppugnata; ci riserbiamo per altro di tornare più in là su tale quistione, di cui ognuno intende la grande importanza.
      Come dicevamo, rimane tuttora ignoto se in Napoli lo Scioppio abbia visto il Campanella; ma non sarebbe meraviglia che non avesse potuto vederlo, mentre era tanto rigorosamente guardato, e le premure di un noto faccendiere della Curia Romana doveano piuttosto riuscire a farlo guardare maggiormente. Forse in tale occasione, se pure la cosa non sia accaduta un po' prima per via epistolare, lo Scioppio ebbe le copie delle lettere già dirette dal Campanella al Papa ed a' due Cardinali nell'agosto 1606, acciò rimanesse informato de' passi fatti, ed ebbe poi quella lettera al Papa da noi pubblicata; la quale mostra bene di essere del 1607, dicendovisi il Campanella carcerato da otto anni, ed oltrechè attesta l'invio delle lettere antecedenti con le parole "scrivo tremando et altre lettere mandai", accenna pure in modo manifesto allo Scioppio che si era offerto a favorirlo con le parole abbastanza notevoli, et mò io stava piangendo com'Helia sotto il Junipero, dimandando la morte, et ecco venir quest'Angelo Samaritano, dopò che mi sprezzaro li Leviti e li Sacerdoti, e me tradiderunt in manus tribulantium et in animam inimicorum meorum, questo dico mosso da spirito di Sapienza.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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