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      La lettera al Re fu scritta prima, giacchè trovasi menzionata nelle altre. Prendendo sempre le mosse da' futuri eventi, lusingando con la Monarchia universale che dovea verificarsi, rifacendo come altre volte la storia delle cose di Calabria, non negando ed anzi giustificando la simulazione della pazzia, dichiarando di trovarsi aggravato dai vassalli di S. M.tà che non volevano nè udirlo nè consegnarlo al Papa, perchè "temevano che lo liberasse subito", si appellava a S. M.tà, e per la solenne occasione della nascita del felicissimo Principe (intend. della futura nascita del Principe che accadde in ottobre, venendo alla luce l'Infante Ferdinando che fu poi il Card.le Infante) chiedeva la grazia di essere ascoltato secondo la legge. Ricordava di avere scritto la Monarchia di Spagna, i Discorsi ai Principi d'Italia, la Tragedia della Regina di Scozia, annunziava di avere autorità come S. Giovanni e miracoli più grandi di quelli di Mosè; pregava quindi che lo facesse venire innanzi a lui e al suo Consiglio, terminando con l'elenco delle promesse anche accresciute, come pure con l'elenco delle opere che avea composte, ed aggiungendo che lo lasciasse dar prove celesti degli avvisi celesti almeno in Roma(495). Poi dovè scrivere ancora le due lettere latine all'Imperatore e agli Arciduchi di Austria, che lo Scioppio avrebbe presentate mostrando in pari tempo le opere da lui avute, non che le copie della lettera scritta al Re e di quella scritta al Papa e a tutti i Cardinali, "da doversi consegnare, se il timore non trattenga pure l'Angelo suo" (non aveva mai cessato di sperare che lo Sci


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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