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      In Germania lo Scioppio potè presentare all'Imperatore le lettere del Campanella ma non le opere, per la semplice ragione che non le aveva; poi disse che pure avendole non gli sarebbe stato possibile presentarle, per le proposizioni che contenevano; ma veramente le proposizioni, che a lui parevano compromettenti, si trovavano nelle lettere più che nelle opere. Ad ogni modo dovè persuadersi che l'Imperatore era informato di cose gravi intorno al Campanella, e però egli scrisse da Ratisbona il 19 10bre 1607, e ripetè il 27 febbraio 1608, che poco o nulla doveva attendersi da quel lato. Forse l'Imperatore avea avuto notizia dell'esservi stato certamente un disegno di ribellione coll'aiuto del Turco; e secondo lo Scioppio, gl'italiani medesimi residenti in Praga gli aveano dato cattive informazioni sul Campanella (miseria, come si vede, non nuova). Andò poi ad Oetingen e presentò la lettera del Campanella all'Arciduca Massimiliano, il quale scrisse una commendatizia al Vicerè; e non potendo ancora recarsi a Grätz, mandò là la lettera del Campanella all'Arciduca Ferdinando, il quale dapprima si negò, ma otto giorni dopo scrisse anche lui una commendatizia al Vicerè. Questo affermò lo Scioppio, ed affermò pure di aver mandata la lettera al Re, facendola presentare alla Regina insieme coll'opera della Monarchia di Spagna. Ma si dolse che le promesse fatte in quelle lettere toglievano credito al Campanella, parendo favolose, e se non bugiarde, almeno dettate dalla tetraggine del carcere; nè mancò di rammentare che egli le avea sconsigliate.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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