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      Non conosciamo finoggi altre lettere del Campanella allo Scioppio, comunque apparisca possibile che ve ne siano state ancora. Aggiungiamo poi che nell'intervallo scorso tra gl'invii delle due lettere suddette, nell'autunno 1608, dovè accadere la venuta del Fabre a Napoli, nella quale egli "lasciò" al Campanella un quesito Sul Pieno e sul Vacuo; e il Campanella vi rispose, e in fine della sua risposta, che fu da noi pubblicata, disse che stava "più stretto di prima quanto allo scrivere" e che sperava venisse una lettera da Ferdinando, per la quale potesse andare presso di lui; tale circostanza fa determinare con esattezza la data che nella risposta manca, e giova tener presente che a tale data i rigori verso il Campanella non erano del tutto cessati(503). Bisogna anche dire, secondo le notizie tratte dall'Epistolario romano, che tanto lo Scioppio in Germania quanto il Fabre in Roma aveano cominciato ad occuparsi della traduzione delle opere del Campanella: il Fabre faceva tradurre in latino e in tedesco il Dialogo contro i Luterani, e lo Scioppio, che ne sollecitava l'invio al Fugger, faceva tradurre in latino i Discorsi a' Principi d'Italia ed anche il primo libro degli Antiveneti; ma di tutte queste traduzioni non si vide mai la fine. Del pari non si vide mai la conchiusione della mossa del Campanella presso Ferdinando così come era stata concertata con lo Scioppio, vale a dire che Ferdinando scrivesse al Re di Spagna di lasciar venire il Campanella in ceppi presso la persona sua per tre mesi: invece se ne ha una lettera al Vicerè in data di Grätz 3 ottobre 1608, con la quale, accennando all'altra sua precedente inviata nel principio dell'anno, dice che, sebbene non gli sia nota la causa della continuazione della prigionia del Campanella, essendo informato che questo soggetto "per la sua rara dottrina può far gran profitto nella religione Cattolica, si come massime in questi tempi simili persone sono molto necessarie", prega S. E. "di fare gratia al nominato Campanella, liberandolo quanto prima della sua ritentione", ciò che sarà a lui "et a' principali altri, che fanno la medesima instanza, di molto gusto". Come mai Ferdinando desistè dal chiedere il trasferimento del Campanella presso la persona sua?


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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