Pagina (727/741)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Per conto nostro dobbiamo dire che nel paese, dove potè essere meglio conosciuto intimamente, oltre la caratteristica di astuto e furbo, stabilita a' tempi suoi e mantenutasi per tradizione, non mancarono le testimonianze dell'aver lui scritto ben diversamente da ciò che sentiva, e questo per verità importa di assodare. Così il Nicodemo, da potersi considerare un'eco di affermazioni d'individui che aveano trattato col Campanella, nelle Addizioni alla Biblioteca del Toppi disse, "Per quanto ebbe ingegno e dottrina, tanto fu ingannatore, e spesso, spesso, per compiacere altrui e per proprii fini, cose scriveva lontanissime da quello che nell'interno sentiva": respingendo un modo di esprimersi tanto sciocco, che non tiene il menomo conto della posizione orribile del Campanella, rimane accertato il fatto della dissonanza tra i suoi pensieri e i suoi scritti. Potremmo poi riferire testimonianze e ricordi pieni di stima e di affetto, da parte di qualche suo discepolo distintissimo, che ebbe campo di conoscerlo intimamente e di valutarne al tempo medesimo le stringenti necessità: nè vi è chi ignori le testimonianze di stranieri illustri che lo conobbero, come Tobia Adami il quale ebbe a conversare con lui per più mesi al Castello dell'uovo nel 1613, e Gabriele Nandeo il quale ebbe a conversarvi del pari lungamente a Roma nel 1631, mostrandosi entrambi convinti non solo dell'ingegno e della dottrina del filosofo, ma anche del suo candore ed innocenza, mentre per lo meno il Nandeo era certamente consapevole delle sue imprese di Calabria.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





Nicodemo Campanella Addizioni Biblioteca Toppi Campanella Tobia Adami Castello Gabriele Nandeo Roma Nandeo Calabria