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      ere questa opinione segreta del Naudè e della cerchia degli amici del Naudè; giacchè sovente è invocata la loro testimonianza esteriore..., era giusto che se ne avesse anche la testimonianza intima e confidenziale". Per conto nostro, a fronte di testimonianze provenienti da uomini di coscienza sciaguratamente doppia, siamo disposti ad accogliere le testimonianze segrete anzichè le pubbliche, ma, naturalmente, riserbandoci il dritto di apprezzarne il valore: ed essendoci noto come negl'italiani si trovi ancora tanta dabbenaggine, che mentre al di là delle Alpi si professa lo chez-nous ad ogni costo, essi si affaticano a professare il favorite-signori senza eccezioni, stimiamo bene spendervi intorno alcune poche parole. Lasceremo da banda le testimonianze del Guy-Patin: vi sono le opere del Campanella, e chi è avvezzo a leggere deve da esse trarre i suoi convincimenti, non dalle impressioni di un uomo che studiava spirito e maldicenza per farne traffico, ricavandone un pranzo e un luigi per ogni seduta, ed era tanto competente in filosofia da maledire Descartes. Quanto alla lettera scritta nel 1636 dal Naudeo, essa per noi vale solo a mostrare due cose: 1.° che il Campanella non aveva l'abitudine del mutuo incensamento tanto diffuso tra' dotti a quell'età, onde il Naudeo, come il Peirescio, il Gassendo etc., non potevano tollerarne qualche giudizio sul conto loro, che non fosse un elogio continuo in tutto e per tutto; 2.° che il Naudeo era capace di bizze momentanee senza alcuna misura, da doversi dire francamente bestiali.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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