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      Rapida corse dell'arrisicato sbarco la fama, gratissima ai nostri, poco formidabile dapprima a' Francesi, che fecer sembiante di spregiarla; e Fulcone di Puy-Richard, reggitor dell'isola per Carlo, tutto sdegnoso mosse con forte oste de' suoi e di milizie feudali siciliane a schiacciare gli assalitori. I quali come videro il nimico vicino, fidati nelle lor pratiche, escon tosto al combattimento: e al primo scontro i feudatari siciliani s'infingon di fuggire; poi s'arrestano, straccian le bandiere d'Angiò, spiegan le sveve, e minacciosi stringonsi a schiera. Fulcone allora, lasciato il campo, più che di passo si rifuggì in Messina. E questa, con Palermo e Siracusa, restaron sole in fede; nel rimanente della Sicilia divampò un subito incendio, gridando tutti il nome di Corradino: nè a lui però ubbidirono, nè a Carlo, ma a posta sua ciascun disordinatamente si prevalse. Sbigottite e poche le armi provenzali; poche e disordinate quelle di don Federigo e di Capece; il malo studio delle parti, entrato già in questa terra, non crescea forza ad alcuno de' contenditori, ma sfogavasi in particolari vendette. Perocchè alla venuta di re Carlo, un talento servile, o una speranza di guadagno e autorità, molti precipitò a prostrarsi alla nuova dominazione, lor viltà onestando sotto specie di parteggiare per quella; molti più profondamente l'abborrirono. Ferracani i primi, Fetenti s'appellarono gli altri: nomi d'ignota origine, che nelle nostre istorie son oscuri, e mertanlo; perocchè s'udian solo in questa rivoluzione, l'uno e l'altro per villani misfatti.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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