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      Il parlamento avea offerto regie vittime al re; gli uomini delle province immolavangli i partigiani, e guadagnavan possessioni in premio della fedeltà o de' misfatti(21). Presero i beni, rapirono, uccisero, accecarono, straziarono: fu tanto, che Carlo trattenne al fin lo immane zelo che facea del regno un deserto, perdonò al fine(22). Ma ai Siciliani nulla mercè(23). A farne macello manda i suoi baroni francesi: e Guglielmo l'Estendard era il primo; uom di guerra e di strage, che la pietà avea a scherno, più crudele d'ogni crudeltà, dice Saba Malaspina, e di sangue ebbro, e tanto più sitibondo quanto più ne versasse. Costui valicò lo stretto con un drappello di Provenzali fortissimi, e di forti Siciliani l'accrebbe a vergogna nostra; abbattè senza ostacolo la parte di Corradino, cui speranza non restava alcuna. Ma in Agosta mille cittadini in sull'armi, con dugento cavalli toscani, fieramente difendeansi, aiutati dal sito inespugnabile; onde Guglielmo, postovi il campo, gran pezza indarno affaticossi: e a tanti doppi ne crescea quella sua natural ferità. Sfogolla alfine senza battaglia, perchè sei traditori, schiusa di notte una postierla della città, indifeso diergli in preda quel valente presidio: ed ei nè valore rispettò, nè innocenza, nè ragione d'uomini alcuna. Ivano i suoi per la città, contaminando ogni luogo con uccisioni, stupri, saccheggi; cercavano lor vittime per fin entro le cisterne e le fosse del grano. Ma dopo la prima strage, quando fu satollo il furor de' soldati, non si spense nel crudo animo del ministro del re.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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