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      I novelli baroni poi a lor uomini gratificavano con subalterne concessioni: cosė i condottieri, i soldati d'oltremonti prendeano stanza nelle nostre terre; sospettosi, odiosi, pronti a ripigliare le armi; e ritraente dalla primitiva occupazione de' barbari, una feudalitā novella sorgeva appo noi. Essa fu incentivo grandissimo ai turbamenti dell'ottantadue, perchč e l'insolenza portava della vittoria, e 'l dispetto di signoria forastiera, e l'uso a dritti o angherie, radicati in Francia, ignoti in Sicilia(38). Perō insopportabili qui rendeansi i novelli feudatari. Con insolite esazioni aggravavano le industrie; rapiano apertamente; taglieggiavano vassalli, e viandanti; tenean private carceri pei colpevoli e pių per gl'innocenti; intrigavansi di forza ne' negozi de' comuni; ad ogni eccesso le violente mani stendeano(39). Del che pių largamente diremo, divisando i soprusi de' famigliari e degli altri officiali del re; ch'essi e' feudatari eran di una genía tutti, senza ragione nč patria, tutti accozzati di varie genti, Francesi, Provenzali, Fiamminghi, e trapiantati nell'inimico paese, presero come venturiera masnada una sembianza propria e nuova, un'indole rapace, crudele, pessima; nč Francesi li direi, se non fossero stati i pių, e l'uso delle tradizioni e istorie nostre non mi sforzasse. Rimessi se ne stavano intanto i baroni siciliani, dal re bersagliati e dai feroci compagni, ed usi a vivere negli antichi termini co' vassalli. Quanto del baronaggio dico io dunque, s'intenda del nuovo.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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