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      Perciò allo scoppiare del vespro i Siciliani poi gridavano il nome della Chiesa. Perciò al francese Martino supplici or ne venivano a nome di Sicilia tutta, due sacerdoti eletti tra i più venerandi e savi del regno. Bartolomeo vescovo di Patti, e frate Bongiovanni de' predicatori fur questi. Forniano con grande animo la missione consigliata da credula miseria. A corte del papa, presente Carlo, orarono: e "Mercè, Bartolomeo cominciava, mercè o figlio di David; il demonio la figliuola mia fieramente travaglia:" e tra pianti e rampogne sponea la grave istoria. Superfluo è a dire che si fe' sordo Martino. Carlo dissimulò: ma usciti i due oratori dal palagio, i suoi scherani li circondarono; trasserli in duro carcere. Macerato da quello il frate espiò a lungo la sua virtù cittadina; corruppe i custodi il vescovo di Patti, e fuggissi(181).
      E niente domato dalla violenza, tornò in Messina; e contò i suoi casi: e la gente all'udirli, piangea di rabbia. In questo mezzo quanti vengan da Napoli affermano essere al colmo l'ira del re, per quella contumace ripugnanza alla guerra di Grecia, per quella missione al papa; ch'ei volgerebbe l'adunato esercito contro la Sicilia; che vorrebbe sterminar questa genia querula e incontentabile; dar la terra ad altri abitatori, e farla colonia(182). Queste voci spargeansi per insensata iattanza di cortigiani, o tema di popol tiranneggiato; ed eran se non altro misura dell'odio. Il quale, per comunanza di mali e di brame, avea dileguato ogni ruggine tra le nostre città, tra le famiglie, tra i vassalli e i siciliani feudatari.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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