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      E dapprima inviò ad osteggiar Palermo sette galee messinesi, sotto il comando di Riccardo Riso, colui che nel sessantotto con poche navi aveva osato affrontar tutta l'armata pisana, e or correa nella guerra civile a perder l'onore di cittadino e il nome di prode. Perchè congiuntosi con quattro galee d'Amalfi, che ubbidiano a Matteo del Giudice e Ruggier da Salerno, a bloccare il porto di Palermo si pose: e com'altro non potea, approcciato alle mura facea gridare il nome di Carlo, e a' nostri minacce e villanie. Ma rispondean essi nella mansuetudine dei forti: "Nè le ingiurie renderebbero, nè i colpi: fratelli i Messinesi e i Palermitani; sol nemici i tiranni: quelle armi contro i tiranni volgessero." E inalberavan su i muri a canto all'aquila palermitana, lo stendal della croce di Messina(220).
      E la città di Messina, o que' ne teneano il municipal governo, a dimostrazione di lealtà, il dì quindici aprile mandavano cinquecento lor balestrieri capitanati da un cavalier Chiriolo messinese, a munir Taormina, che non l'occupassero i sollevati(221). Il popolo al contrario, sentendosi bollire il sicilian sangue nelle vene, com'incalzavan gli avvisi del tumulto di Palermo, e degli altri, e dello eromper de' sollevati per l'isola, delle stragi, delle fughe, de' mille casi accresciuti o composti dalla fama; e come i Francesi vedea pavidi e ignudi riparar anelando in Messina, cominciò a digrignar contro i soldati d'Erberto(222), ch'erano un grosso di secento cavalli tra francesi e calabresi, condotti da Pier di Catanzaro; e pareano al vicario sì duro freno che il popolo non sel trarrebbe giammai(223). Onde il popolo che ciò sapea, una volta proruppe in ferocissime parole, che per poco si rimase da' fatti: e quei vedendosi mal sicuri in città, parte si ritraeano nel castel di Matagrifone, parte nel real palagio presso Erberto, il quale in mal punto volle far mostra di gagliardo; con che il popol dubbio si doma, il risoluto s'affretta.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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