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      A gran passo misurava le stanze; forsennato, muto, torvo agli sguardi, rodendo un bastone come cane in rabbia; finchè prese a sfogarsi in parole: andrebbe, sì, gli parea mill'anni, andrebbe in Sicilia a schiantar città, a bruciar contadi, a sterminare con orrendi supplizi tutta la ribalda generazione; lascerebbe quello scoglio spopolato, ignudo, esempio della giustizia d'un re, terrore alle età più lontane. E i Siciliani, certo innocenti, ch'erano in Napoli per cagion di commerci, furon costretti a nascondersi o fuggire. Intanto egli mettea insieme i soldati scritti per l'impresa di Grecia; facea rassegne, esortava, preparava, e attendea impazientissimo gli altri avvisi; che tutti furon sinistri, finchè venne quell'ultimo della rivoluzione di Messina, che il fece prorompere a nuovi eccessi di rabbia(252); ma nel fondo del cuore, l'agghiacciò. Spacciò incontanente al re di Francia, dettata certo da lui stesso, una lettera che mal cela l'animo sconfortato e abbattuto: essere rivoltata la Sicilia; sovrastar grandi mali se non vi si correa con grosso esercito; piacesse al re di Francia mandar subito cinquecento uomini d'arme col conte d'Artois, o altro valente capitano, e fornir le spese, delle quali sarebbe ristorato senza ritardo(253).
      Mentr'egli, in tal subito rovescio di fortuna, implorava soccorso di gente dalla madre patria, la corte di Roma aiutavalo di consigli, di danari forse, di preghiere al cielo, e di maledizioni su i ribelli senza misura(254). Il dì dell'Ascenzione, Martino IV bandiva da Orvieto a tutta la cristianità: che niuno s'attentasse a favorir questa rivoluzione; i disubbidienti, se vescovi o prelati, sarebber deposti, se principi o signori, spogliati de' feudi e sciolti lor vassalli dal giuramento; cassate e annullate quante confederazioni si fossero fatte tra le città di Sicilia; aspramente ammoniti i Palermitani e gli altri capi del movimento, che tornassero sotto re Carlo; minacciati, a chi s'indurasse nella fellonia, mille gastighi nell'avere, nella persona, e nell'anima(255).


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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