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      Ma in brev'ora il popolo stesso a una voce, persuadendol forse i più savi, deposto d'uficio il Mussone, gridò capitano Alaimo da Lentini, nobil di sangue, nobil di fama, vecchio robusto e animoso, espertissimo in guerra. Fu somma ventura di Messina e di tutta l'isola. Ei, preso appena il comando, con più alto militare argomento ordinò le difese della città, riparò, sopravvide, indefesso addestrò il popolo all'armi(266). Catania e i comuni tutti del vasto tratto di paese da Tusa ad Agosta, il crearon anco, ignorasi se prima di Messina o appresso, lor capitano di popolo(267).
      Nei preparamenti d'ambo i lati un altro mese volgeasi: poscia con tutto il pondo dell'oste il re mosse a dì venticinque luglio(268). Le salmerie, le vittuaglie, i cavalli, indi le genti imbarcò; ultimo egli ascese la sua nave superbamente parata di porpora, che parea tenere in pugno le sorti del mondo; e con tutto ciò, schivato quel formidabil porto di Messina, fe' porre a quattro miglia ver mezzodì, alla badia di Santa Maria Roccamadore; nuovamente sperando trar lungi i cittadini alla pugna. Ma Alaimo affrenò l'intempestivo ardore, che s'era pur desto. Deluso dunque, attendavasi Carlo; e trucidar fea, dice Neocastro, i monaci della badia, che io nol credo, perchè taciuto dagli altri istorici, e dissonante dai consigli del re, che cominciarono con simular clemenza. Ben lasciò a marinai e soldati metter a guasto il paese, sperando che i Messinesi per salvar le facultà chiedessero accordo; ma fe' il contrario effetto.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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