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      Saltando dal sonno, Carlo corse gran tratto con gli altri al mare, percosso dal presagito grido: "Al campo, al campo;" finchè tornato a sè stesso, vergognando sostò, e si fece a racchetare il tumulto. Carichi di preda rientrano i Messinesi in città: e raggiornando, ostentano su per le mura il tronco braccio del capitano del ridotto, con villanie appellando Carlo coi suoi tutti che vengano a rimirarlo(339).
      Allor Carlo non più soprattenne la levata dell'assedio, che divulgata non ostante il segreto, finì di rovinare i soldati; al segno che nè onta de' nimici li raccendea, nè per militare orgoglio almeno serbavan contegno. Al primo dì valicò la regina, venuta a questo campo come a teatro: e le macchine da guerra e' lavorieri fur traghettati, tanto o quanto posatamente. Ma imbarcatosi il re(340), nei due giorni appresso le altre genti si precipitarono al passaggio con tal pressa, e confusi ordini, e obblio di lor cose e di sè stessi, che rassembrava sconfitta. Un andare e tornar di vele per lo stretto, un abbaruffarsi intorno le barche, un bestemmiar gli avari marinai, e lor noli eccedenti il pregio delle cose; e abbandonati come portava il caso, per gli alloggiamenti, per la marina, cavalli disciolti o uccisi dai propri padroni, e arnesi, e robe, e botti di vini, legnami da macchine, grani, vittuaglie accatastati o mezzo arsi per pressa, attestavan la condizione di quel dianzi fioritissimo esercito. I nostri martellaronlo nella ritirata con impetuose sortite; talchè a protegger l'imbarco si costruì alla meglio un riparo, e ordinovvisi forte banda di cavalli sotto il conte di Borgogna.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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