Pagina (201/912)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sopraggiunto di Sicilia il conte di Modica, e con esso pochi cavalli e più feroci frotte d'amulgaveri, peggior travaglio diè a Basilicata. Prese alcune castella e la terra di San Marco; quivi della chiesa de' frati minori fe' un ridotto assai forte; mal conci ne rimandò Rizzardo Chiaramonte e altri baroni venuti con maschio valore contr'esso; i quali non furon punto imitati dagli altri feudatari del regno, scontentissimi del governo angioino. Invano di maggio dell'anno seguente si fece un altro appello alle milizie feudali del reame di Puglia per venire a oste a Scalea, e anco mandovvisi, sotto il comando di Ruggier Sangineto, gente assoldata in Toscana; perchè sempre tennero il fermo i nostri: e patiron quelle province correrie, ladronecci, notturni assalti(452); che appena si crederebbe, standovi a manca il campo di Nicotra, a destra la capitale, e per tutto il regno guerriere voci e apparecchi.
      Il papa, non vinto pe' falliti disegni dell'anno innanzi, ma rifacendosi ad ogni ostacolo sempre più pertinace e voglioso, sforzavasi a ritentar ora la prova, fin trascurando i propri pericoli e bisogni: Roma per carestia tumultuante; accanita ad assediare in Campidoglio il vicario di re Carlo(453); esausto l'erario pontificio; necessitato a incettar grani in Puglia, perchè i Romani non facesser peggio(454). E pria rinnovò le scomuniche il dì della cena del Signore, quel dell'Ascensione, quel della dedicazione della Basilica di san Pietro, con molto studio a promulgarle per tutta l'Italia, e massime a Genova(455); ove molti cittadini per interesse di parte ghibellina eran disposti ad aiutare il nuovo principato in Sicilia, e pendeano anco a questo i magistrati della città, tentati invano da Filippo l'Ardito a collegarsi con la Chiesa e Carlo contro il re d'Aragona e a stento tirati a promettere una stretta neutralità(456). Le decime, non per anco scadute, delle chiese di Provenza, d'Arles e degli altri domini di Carlo a lui assegnò per la siciliana guerra; dando autorità ai legati pontificî di sforzare i vescovi al pagamento(457). A Venezia s'adoprò, sollecitato dal principe di Salerno dopo la sconfitta di Malta, ad armargli una ventina di galee, offrendo porger da' tesori apostolici cinquemila once d'oro: ma l'accorta repubblica rispose: "Nè al re d'Aragona, nè ad altri cristiani moverebbe mai guerra senza cagione(458);" e richiamò in osservanza un'antica legge per la quale vietavasi ai privati di prender l'armi per alcuno stato straniero, senza permesso del doge e d'ambo i consigli; bello statuto secondo ragion pubblica e delle genti, del quale sdegnossi pure la corte di Roma come d'offesa, e pel cardinale di Porto, legato, scomunicò Venezia, ribenedetta poi nell'ottantacinque da papa Onorio per maggior prudenza di stato(459). Tre legati del principe venivano inoltre a Martino, a ridomandar moneta pel passaggio di Sicilia; ed ei dando di piglio nei tesori delle decime di tutta la cristianità, levate già per la impresa di Terrasanta da papa Gregorio e dal concilio di Lione, or ne forniva per la guerra siciliana ventottomila trecentonovantatrè once d'oro, non picciola somma, secondo que' tempi: ordinando bensì che la più parte si maneggiasse dal cardinal Gherardo, in cui più fidava(460). Altri danari da altre epistole di Martino appaion sovvenuti al principe di Salerno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





Sicilia Modica Basilicata San Marco Rizzardo Chiaramonte Puglia Scalea Ruggier Sangineto Toscana Nicotra Roma Campidoglio Carlo Puglia Romani Ascensione Basilica Pietro Italia Genova Sicilia Filippo Ardito Chiesa Carlo Aragona Provenza Arles Carlo Venezia Salerno Malta Aragona Roma Porto Venezia Onorio Martino Sicilia Terrasanta Gregorio Lione Gherardo Martino Salerno