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      Malaspina allega la sola mancanza delle vittuaglie, come poi scrisse il medesimo re Carlo(512). Più forti cagioni ne mostrano altri diplomi del re. L'esercito mormorava, fremea, faceasi di giorno in giorno più immansueto; questa contumacia apprendeasi agli abitanti delle Calabrie(513). Cominciò l'armata ad assottigliarsi per molti disertori; passò tal contagio nell'oste; non menomavasi per guardie che il re facesse mettere ai passi; non per le ordinate inquisizioni strettissime de' disertori; nè per un atroce comando, che mostra in Carlo le smanie della tirannide al guardare qual precipizio già il trascinava. Perch'ei, quasi non sapendo ritener altrimenti i regnicoli che non lo abbandonassero, assomigliando a fellonia la fuga che snervava l'esercito regio, ordinò prima il sette agosto da Bruzzano, e più volte appresso, si mozzasse il pie' a tutti i disertori; ma disse il pie' indistintamente pei Saraceni; pe' cristiani, da carità maggiore, designò che si troncasse il sinistro. Gran pezza continuarono per tutta la ritirata e queste fughe e questi orrendi gastighi(514): nulla giovarono al re. Avea alle spalle Reggio intera e minacciosa; in Sicilia s'incalzavano gli armamenti; il proprio esercito si assottigliava, si disfacea, dileguavasi. A che cercar altre cagioni alla ritirata di Carlo?
      Il caso l'affrettò con una crudele tempesta, che percosse di notte le navi ancorate alla Catona senza schermo: le quali per manco male si lanciavano in alto mare; e tornate a dì, dopo aver corso gravi pericoli, trovaron l'esercito in terra poco men di loro travagliato dalle folate del vento e dell'acqua.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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