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      Ma la cattività dell'Affricano, nè nocente a noi nè nemico, fu trapasso di ladroneccio e avarizia da pirati, non gloria alle nostre armi. Nol fu tutto questo fatto dell'isola delle Gerbe, se non che il malo acquisto si mantenne poi con onor della nazione. Restò alla corona di Sicilia, non ostante la ribellion dell'ammiraglio che aspirava alla sovranità di quell'isola, e non ostanti le guerre e calamità in cui fummo avvolti; nè si perdè che negli ultimi anni di Federigo II, quando l'aristocrazia sfrenata e patteggiante, consumò tutte le forze nella esecranda guerra civile. Ruggier Loria riducendo l'armata in Messina a svernare, empiè la Sicilia di schiavi gerbini, e ripassò in Calabria con un grosso di cavalli. Quivi s'insignorisce di Agrataria e Roccella; combatte un Iacopo d'Oppido, feudatario; il rompe; mette a sacco e a fuoco il paese. Voltosi a Nicotra con altro animo, rifà le mura, afforza le castella, richiama gli sparsi abitatori: e incontanente, come per ammenda di quest'opra di umanità, torna in Sicilia a sfogare con altre enormezze quell'animo irrequieto, sanguinario, ambiziosissimo e superbissimo oltre ogni dire(522).
      Perchè la gelosia dell'impero, crescendo per lontananza di luogo nell'animo di Pietro e per invidia in Ruggiero e negli altri ministri dell'infante Giacomo, si portava già in Sicilia a crudeli consigli; come è nelle cose di stato assai incerto il confine tra il guardarsi e l'offendere. E sembra in vero che, tenendo una parte de' nostri baroni a ristrigner la balìa della corte aragonese, e tirandosi sempre all'opposizione, alcun di loro si mostrò benigno ai prigioni francesi, e massime al principe di Salerno; altri tenne forse pratiche con re Carlo: e che la fazion della corte aragonese, ingrossata dagli usciti calabresi e pugliesi, esagerò quelle pratiche, le appose ugualmente a chi le avea maneggiato e a chi sol volea mantener le franchige della nazione; e tutti accagionò di tradimento, per aver pretesto a spegner chi le paresse, e trovare riscontro nel popolo, abborrente sempre da' suoi antichi tiranni.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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