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      E sì l'autorità del papa accecava le menti, che i due frati, passati a Messina, avean ricetto nel chiostro delle suore di santa Maria delle Scale; dal qual sicuro nido misteriosi usciano ad annodare lor fili. Ma la cospirazione allargandosi trapelò. Un Matteo da Termini, messovi sulle tracce dall'infante Giacomo, appostò alfine i due frati predicatori, aiutato da due frati minori, Simone da Ragusa e Raimondo, catalano; i quali il fecer cogliere a casa una femminuccia mendica. Addotti allo infante, senza pur minaccia, svelavan per ordine il trattato; e rimandati erano a Napoli con vestimenta, danaro, e barca apposta; per clemenza non già, ma contemplazione e paura del papa. L'abate fuggì: preso a Palermo, il mandavan prigione a Malta; indi a Messina; e infine libero a corte di Roma. I men rei, al contrario, gastigati severamente: dicollati a Messina i nipoti dell'abate; Celamida alle forche; Bonamico, gittatosi nei boschi dell'Etna a levar mano di disperati, fu accarezzato e svolto a parte regia dalle arti di Matteo da Termini(569). Così la congiura si dissipò in Sicilia; mentre in Aragona terminava, senz'altro frutto che d'atti crudeli e mortalità infinita, la guerra che, tornando alquanto indietro nei tempi, ci faremo a narrare.
     
     
     
      CAPITOLO XII.
     
      Opere della corte di Roma contro Pietro d'Aragona. Concessione di quel reame a Carlo di Valois. Protestazioni e pratiche di Pietro. Contese di lui con le Corti di Aragona. Lega di que' baroni; grande esercito e armata che apparecchiansi in Francia.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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