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      Quivi la notte fe' porre sparsi e molti fuochi per finger grand'oste; e guadagnati con tale stratagemma uno o due dì, attendovvi poi le genti di Catalogna che s'andavano ragunando; la gola afforzò di ridotti, e munizion di botti piene di sabbia, e massi da rotolare dall'alto. Gli altri passi guardò con le poche forze che tor si potea d'allato; più tosto velette che schiere. Al campo di Paniças veniano a Pietro gli ambasciatori di Bohap, re di Tunis; e quivi stipulossi il due giugno un trattato di tregua e commercio per quindici anni, che dava reciprocamente sicurezza e favore alla navigazione e al commercio de' sudditi dei due re, compresi espressamente in que' di Pietro i Siciliani; e fruttava a Pietro il pagamento dell'antico tributo di Tunis alla corona di Sicilia, co' decorsi di esso non pagati a Carlo d'Angiò. Con tal sicuro animo il re d'Aragona affrontò l'immensa ruina che gli sovrastava! Tenne ben tre settimane a pie' de' Pirenei l'esercito di Francia, che una volta fe' prova a sforzar le chiuse, e funne respinto(618).
      Ma, come avviene, non mancò (e fu questa volta dei monaci d'una badia tra que' monti) un traditore che mostrasse altro passo al nemico(619) per burroni asprissimi, e però men guardati; pei quali alfine traghettava di mezzo giugno l'oste francese. Allor Pietro, lasciata l'inutil postura di Paniças, muta secondo necessità i modi e gli ordini della guerra; licenzia le genti; vieta consumar le forze a difesa di picciole terre; egli stesso abbandona dietro breve avvisaglia Peralada, che i suoi bruciarono; mal si ritrae se per antivenir nel saccheggio i nemici, o da eroico pensiero del visconte di Rocaberti, signor della terra, ch'altro modo non vedea d'arrestare per poco il Francese.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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