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      Con pratiche tra gli abitatori dell'isola si spianò la via; cinquecento cavalli apprestò con l'armata di Loria, sotto il comando di Alfonso. Erano in ponto a salpare, quando il re partendo da Barcellona per Saragozza il ventisei ottobre, colpito dal freddo del mattino, e preso di violenta febbre a San Clemente, dopo breve fermata, ostinavasi a rimontare a cavallo; ma vinto dal morbo, recaronlo in lettiga a Villafranca di Panadès(641). Quivi temendosi già di lui, venne ansioso Alfonso; e il re che non pensava alla propria vita, ma all'impresa di Maiorca, sgridavalo: "A che lasciare l'armata? Or se' tu medico da stare attorno al mio letto! Di me sia ciò che Dio vorrà, ma tanto più preme occupar di presente Maiorca(642)."
      Andò dunque l'infante, e se n'insignorì tra pratiche e forza d'arme, con picciol contrasto(643). Risplendeva in quello incontro il valore de' nostri; perchè fortificatisi in una rilevata chiesa fuor la città i più fedeli al re di Maiorca, con Francesi e Provenzali, avean ributtato i replicati assalti della gente catalana e dell'isola: ma quando Alfonso, per pensiero dell'ammiraglio, fece sottentrar nel combattimento i Siciliani dell'armata, "Viva Sicilia" levan essi il grido; danno nelle trombe, e montando su per scale e remi, d'un solo stormo impetuoso fur dentro, e finirono la guerra(644).
      Nel medesimo tempo navigava que' mari Carlo II d'Angiò, mandato di Sicilia dall'infante, dice il Neocastro, pe' comandi risoluti di Piero, e' consigli di Procida, che ammonialo a posporre a' doveri verso il padre ogni utilità sua propria e dell'isola; ma piuttosto fu che Giacomo col re fortuneggiante avea disputato, al vincitore ubbidiva(645). Perciò dopo alcune pratiche, che son da supporsi e forse ancora con l'intesa di Roma (ritraendosi data licenza dalla romana corte d'aprile milledugentottantacinque a due frati inglesi Ugone di sant'Edmondo e Gualtiero di Seggefelt di venire in Sicilia per lo re Eduardo a visitare e consolare il prigione(646)), affrettavasi Giacomo a fare per sè, pria che il prigione gli escisse di mano.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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