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      Notevol è tra questi articoli, e mostra con quali indisciplinate masnade la Sicilia riportava tante vittorie, il patto che restasser fuori della tregua gli almugaveri, de' quali Giacomo non si facea mallevadore; ma ben promettea non favorirli in loro fazioni, e non mandarvi uficiali, nè mercenari suoi. Di tal tregua presero grandissimo sdegno i baroni di re Carlo, che sentendosi dieci contr'uno, speravan rifarsi una volta delle sconfitte toccate nella siciliana guerra. Secondo i patti, primo levò il campo re Carlo, tre dì appresso Giacomo; il quale imbarcatosi con tutte le genti il dì penultimo d'agosto, prese il porto di Messina a sette settembre, dopo aver corso a capo Palinuro grande fortuna di mare. Ricantando le bravate dei baroni di Carlo, alcuno scrittore di quel reame, poi sentenziava che seguitando le offese, sarebbe stata senza dubbio inghiottita la picciol'oste di Sicilia; ma il guelfo Villani accetta esser tornato utilissimo quell'accordo al regno di Puglia; e Carlo stesso, men vantatore de' suoi, di lì a pochi mesi non gloriavasi d'altro che dell'aver Giacomo tentato senza pro la espugnazione di Gaeta. Lo stesso può argomentarsi dalla fermezza de' capitani di Sicilia nel trattare; dall'essere rimaso Giacomo signore della più parte delle Calabrie, oltre le terre occupate qua e là per altre province; e dagli altri onorevoli patti che fermaronsi per termine di questa certo audacissima impresa sulla estremità opposta del territorio nemico(705).
      Nei due anni appresso, sostando la grossa guerra con Napoli, male si osservò la tregua; com'eran gli uomini sempre con le armi alle mani, e avvezzi ad offendersi e rubacchiarsi a vicenda; talchè or per cupidigia, ora per rappresaglia, ora per non potersi raffrenare gli almugaveri, continuarono scambievolmente le prede in mare, gli assalti in terra(706), a quanto pare con maggiore avvantaggio dalla parte dei nostri, che fean bottega de' prigioni(707), e per mare talvolta minacciarono(708), talvolta consumarono importanti fazioni(709); alle quali l'ammiraglio preparossi il pretesto, lagnandosi una fiata d'infrazione a' patti, e aggiugnendo: non parlare per ambagi; ciò che avea in cuore nol mentiva col labbro; sapessero ch'egli osserverebbe la tregua al modo stesso che feano i nemici(710). In questo tempo le armi siciliane mostraronsi ancora con gloria in levante.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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