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      Non ceduta l'isola dunque; nel coronarsi a Saragozza il ventiquattro settembre del novantuno(732), protestò ascender quel trono per ragion del suo sangue, non per lascito di Alfonso(733). Fortificovvisi con assentir quante più larghe franchezze e guarentige sepper chiedere le corti; con fidanzarsi a una fanciulla di nove anni, figliuola di Sancio re di Castiglia; e fermar di novembre del medesimo anno la pace con questo vicino, stigator delle civili turbolenze d'Aragona(734). Raffrenò anco le guerre private; spense i ladroni che infestavano il paese(735); spinse suoi maneggi fino a chieder aiuto di danari al soldano d'Egitto, al quale mandò Romeo di Maramondo e Ramondo Alamanno a vantar le sue vittorie e la sua possanza su tutte le corti cristiane della Spagna(736): e fin qui rideasi della corte di Roma, fattasi a vietargli, con parole più che fermi colpi, il possedimento dell'Aragona(737).
      Tornaron vane del pari le pratiche di suscitar Genova a gagliardi aiuti contro la Sicilia, tentate come dicemmo fin dai primi principi di quella guerra, e ripigliate da Carlo lo Zoppo dopo la pace con Alfonso, e or incalzate con maggior calore anche dal papa(738). Ma Genova in quel tempo non curava nelle cose temporali l'autorità della corte di Roma; e quanto alla corte di Francia, se volea tenersela amica per comodo de' commerci, il medesimo interesse la tirava a restare in pace con Aragona e Sicilia, nè amava una briga con le loro forze navali congiunte e vittoriose, mentre avea a lottare con le rivali repubbliche marittime d'Italia.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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