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      Vedendo tornar vane le arti, ai chiusero in lor castella, minacciando già la guerra civile.
      La regina Costanza l'ovviò col ripiego, che novelli oratori si deputassero in Catalogna a intender la mente di Giacomo; dondechè adunato un parlamento, questo elesse Cataldo Rosso, Santoro Bisalà, e Ugone Talach(784); e nel medesimo tempo Federigo, vedendo ormai vane le coperte vie, s'ingaggiò in parlamentò co' patriotti, che svelerebbe ad essi quantunque risapesse de' trattati di Giacomo coi nemici. Lasciò dunque coloro che si dicean leali, chiusi dalle lor mura e dall'universale sdegno del popolo; ed egli, con nome ancor di vicario e opere maggiori, andò in giro per tutta l'isola, ad accrescersi parte e riputazione, con opportune riforme, amministrazion vigilante, e volto benigno(785).
      Giunser gli oratori siciliani in Catalogna, quando ratificati già dalle corti i capitoli della pace, re Carlo e il legato pontificio con la sposa veniano a Perpignano e Peralada, e Giacomo si facea loro all'incontro per Girona e Villa Bertram; i quai luoghi, straziati d'ogni più atroce eccesso nella guerra, or s'allegravano per lusso de' grandi venuti al seguito de' due re, e per frequenza di plebe che festevole ne venia chiamando Bianca "Regina della santa pace" e anelando lo scioglimento degli anatemi di Roma(786). Il ventinove ottobre a Villa Bertram, sendo poche miglia discosto il cortèo della sposa, raggiunser Giacomo i nostri legati: pallidi e severi gli si apprestarono a sconfonderlo tra tanta allegrezza, dinanzi tutti i nobili del reame.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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