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      I prigioni più notabili furono chiusi in castello; i minori in altre carceri di Messina e di Palermo, ch'eran Catalani la più parte, e i nostri, com'è aspro il risentimento dopo dimestichezza e vicendevoli obblighi, non contenendosi che non aggravassero la prigionia col dileggio e chiamaronli garfagnini(880).
      Dopo questo disastro poco giovò ai nimici la ribellione di Gangi; ove se vennero il traditor Barresi, Tommaso Procida, e Bertrando de' Cannelli, catalano, a confortare la terra a difesa, non tardavano a presentarsi ostilmente con armi siciliane Matteo di Termini, maestro giustiziere, uom nuovo, ascendente a possanza nella corte di Federigo, e Arrigo Ventimiglia conte di Geraci s d'Ischia, d'antica nobiltà e nimistà a parte angioina(881); i quali trovando ostinati i terrazzani e fortissimo il luogo, davano il guasto al contado(882). Ma un altro più grave effetto ebbe il combattimento del Faro. Perchè arrivate al campo di Siracusa le navi fuggenti, ristretti a consiglio Giacomo, Roberto e il legato, co' principali capitani, consideravano la resistenza durissima di Siracusa, da non vincersi di leggieri: le molte migliaia mancate all'oste(883); la flotta menomata, ch'essi in paese nemico non potrebbero ristorare, ma ben i Siciliani la loro, incoraggiati dall'ultima vittoria: e certo fu tra le principali ragioni, che la guerra andava in lungo, e gli stipendi della gente catalana correano scarsamente(884). Perciò, messo il partito da un Pietro Cornel, assai riputato tra i condottieri di Giacomo(885), si deliberò la ritirata.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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