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      Era lungi la flotta; non restava schermo alla battaglia: l'una e l'altr'oste apparecchiovvisi. Nella nostra avvenne, o almen poi si contò, che un Lopis di Yahim, ariolo, fattosi innanzi al re, vaticinavagli: "Vincerai, Federigo; io solo, con cinque cavalieri morrò. - Perchè dunque non fuggi? risposegli il re; noi nel nome santo di Dio pugneremo. - E quegli: Così è fisso nelle sorti, ch'io muoia e che tu vinca!" Ma nel narrare il successo della battaglia, scorda Speciale poi queste fole.
      Ne' vasti piani della Falconarìa, ad otto miglia da Trapani, dieci da Marsala, due o tre dalla marina, l'oste siciliana trovò i nemici, il dì primo dicembre milledugenonovantanove. Era più forte di fanti, animosi, ma senza disciplina; l'aiutava un po' di gente catalana, ma s'ignora l'appunto delle sue forze: de' nemici si sa che la vantaggiavan di cavalli; che un grosso di Provenzali s'aggiugnea a' Napolitani della città e del regno; che avean secento cavalli, e assai più pedoni(940). Ordinaronsi gli uni e gli altri in tre schiere: Filippo a destra, alla mezzana il maresciallo Brolio de' Bonsi, alla manca Ruggier Sanseverino conte di Marsico: e Federigo, per consiglio di Blasco, oppose Blasco stesso al principe con pochi cavalli e un forte di almugaveri; stette ei medesimo nella schiera di mezzo col grosso de' fanti; assegnò la destra a' cavalli di Giovanni Chiaramonte, Vinciguerra Palizzi, Matteo di Termini, Berardo di Queralto, Farinata degli Uberti, coi fanti di Castrogiovanni. Quest'ala entrò prima in battaglia, lentamente movendo contro Sanseverino.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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