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      Qui fece egregie prove; pugnandosi da corpo a corpo; tramescolate le due schiere; riscaldati i guerrieri dalla presenza, questi del re, quelli del principe. Lampeggiava in alto la spada di Filippo; Federigo or di mazza or di spada, uccise di sua mano più uomini; ferito lievemente ei stesso in volto, e alla man destra. Ma in questo si sentirono da sinistra i colpi di Blasco, che pria caricò con gli uomini d'arme la cavalleria del principe, poi risoluto tornò ad affrettare gli almugaveri che il seguivano a piede, e: "Uccidete, gridò, i cavalli a' nemici." Gli almugaveri con mezze lance, leggieri e lesti, saltano nel conflitto, tramettonsi negli ordini della cavalleria nemica. Un d'essi, s'è da credere al Montaner, col giavellotto passava fuor fuora un cavaliere copertosi collo scudo; un'altro, per nome Porcello, d'un fendente di squarcina tagliava netto la gamba armata d'un Francese, e aprì anco la pancia al cavallo. Fecero strage degli animali sì rabidamente, che molti anco n'uccisero a' cavalieri di Federigo. Sdrucita dalle schiere del re in faccia, a destra dagli almugaveri, la cavalleria di Filippo andò in volta. L'ala sinistra, non ostante la virtù del conte Ruggier Sanseverino, con poco avvantaggio s'era affrontata col fior della siciliana nobiltà. La schiera di mezzo, forte di dugento cavalli napolitani, per l'error di Filippo a occupar il terreno ov'essa dovea combattere, poco o punto mescolossi nella battaglia; ma il maresciallo Brolio che la comandava, fu trovato nel campo, tra i cadaveri de' suoi Francesi, trapassato da cento ferite.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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