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      Pur que' forti giungono ad abbattere la bandiera di Calcerando; e i nostri, rattestatisi sotto quella di Blasco, percosserli con un impeto estremo. Diradavasi il fitto nodo; cominciava lo sbaraglio e la strage; restava il solo conte di Brienne, con pochissimi intorno, salito sopra un gran sasso, difendendosi come lione, e a niun patto non volle dar la spada ad uom plebeo. Chiamato Blasco, a lui la rese. Ma il suo alfiere, che pien di ferite e di sangue, tenendo sempre in pugno la bandiera, cercava il signore per rendergliela pria di spirar l'ultimo fiato, vistolo prigione, gittò in aria l'insegna da farla ricadere su la testa del conte, e, sguainando la spada, si cacciò tra le punte de' nostri. Tal fu la fine della più parte; pochi andaron prigioni col conte; niuno scampò.
      E 'l castellano, com'oscena belva, uscì a veder la carnificina de' suoi traditi, a brancicare i cadaveri; scelse quei de' più nobili, e li cuocea, dice Speciale, a modo pagano, per mercatarne colla pietà de' congiunti. Moreletto, in catene, da una finestra vide la battaglia; e per disperato dolore d'aver chiamato a morte i suoi Francesi, die' col capo alla parete della prigione, ricusò cibo e bevanda, e in pochi giorni perì miseramente. Mentr'ei si consumava di questo volontario supplizio, percossi di spavento stavano i guerrieri e i partigiani dello straniero; tutto il rimagnente dell'isola tripudiava senza modo della seconda vittoria, che tanto scemò le forze di Roberto. Donde, seguita lo Speciale, i Siciliani rialzaron le creste a loro usanza, e scordate le vicende della fortuna, ricominciarono a superbire(949).


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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