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      .. vidique occasione custodiæ... vidi quoque gravius... vidi plus, ec., con che si dichiara espressamente testimone oculare. Inoltre, narrando i fatti del vespro, ci apprende e ordini pubblici, e nomi, e aneddoti lasciati indietro fin dagl'istorici nazionali, come sarebbe la immediata federazione de' Corleonesi co' Palermitani, che si riscontra appunto col diploma del 3 aprile 1282; ond'è manifesto che Malaspina vantaggia per informazione ogni altro scrittor di que' tempi. Nè della veracità sua sarebbe da dubitare, fuorchè quando biasima Pier d'Aragona e i Siciliani, in ciò che torni a lode o scusa loro non mai; perchè Malaspina fu perdutamente guelfo; e guelfamente scrive; acerbo contro noi, contro re Pietro, cui chiama lione e serpente; lodatore di re Carlo, se non che amichevolmente si duole che per negligenza non raffrenasse le ribalderie de' suoi, delle quali scrive con maggior ira, per due cagioni: risentimento di animo giusto al veder così fatti soprusi; rammarico d'un guelfo, che sapea sol per questi levata sì fiera tempesta contro la sua parte. Malaspina conduce così questo periodo.
      Discorre le angherie degli oficiali di re Carlo; indi alcuni avvenimenti d'Italia pria della morte di Niccolò III; e qui incomincia a parlare di Pier d'Aragona. Porta come Giovanni di Procida e Ruggier Loria lo confortavano a venire al conquisto di Sicilia; com'ei si armava; quali sospetti destò in Carlo, nel re di Francia, negli stati Barbareschi. Ripiglia poi le cose d'Italia dopo la morte di Niccolò; passa ai preparamenti di Carlo contro il Paleologo, alla mala contentezza che accrebbero ne' suoi sudditi; al mal governo dei vicari di Carlo in Roma.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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