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      Che dels parenz ch'aten de vas Espagna
      Secors ogan non creia ch'a lui vaia,
      Mas en estiu fasa cont chels aia,
      E dels amics; e tegna li oil ubertCh'els acoilla pales e cubert.
      Ne nos cuig ges ch'el seus parenz desirCh'el perda tan ch'el regne no il remagna:
      N'el bais d'onor per Franzeis enrechir:
      Ch'en laisaran lo plan e la montagna.
      Confundal Deus e lor orgoil decaia:
      Pero lo rei e Cicilian traiaOnrat del faitz, che l peublat el desert
      Defendon ben da chosion apert.
      Del gioven rei me plaz can non sesmaiaPer paraulas, sol qa bona fin traia
      So ch'el paire chonquis a lei de sert,
      E si 'l reten, tenremlen per espert.
     
      Dalla Biblioteca Laurenziana di Firenze, Pl. XLI, Cod. XLII, pag. 63.
      L'ortografia di questo Ms., la quale non si dee mutar certamente da noi, porta a leggerlo con la pronunzia italiana, più tosto che con la francese.
     
      DON FEDERIGO DI SICILIA.
      Uom non s'affanni a cagion di guerra: nè fia ch'io mi dolga degli amici, quando veggo i congiunti muovere al mio soccorso; i soggetti affaticarsi e anelare, perchè il mio nome s'esalti nel mondo. E se avvi chi si discosta da me, nol biasimo quando, a faccia scoperta, si fa a menomare il nome e'l pregio della mia schiatta. Pur son io quel che può far sentire fino in Lamagna le geste de' Catalani e degli Aragonesi; son io che posso compier l'impresa egregiamente cominciata dal genitore; mio è di ragione il regno. Ma se v'ha nella mia schiatta chi mi voglia male per ciò, e ne speri aumento d'onori e di prosperità, nessuno gli vieta d'offendermi apertamente; in questo suolo io dormo, in questo io voglio sempre.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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