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      Le quali particolarità ben s'accordano con ciò che ho narrato dal capitolo XIV al XVIII, nè è mestieri altro comento.
      Noterò solamente che in questi versi si allude a due classi di parenti di Federigo. La prima è de' parenti che si attendeano di Spagna, insieme con gli amici; e si riferisce manifestamente ad alcuni tra i principi del sangue reale d'Aragona, di Maiorca, e anche di Castiglia; che tra legittimi e bastardi non ce n'era penuria. Forse Federigo sperava ancora di aver seco il suo minor fratello Pietro, che morì di lì a poco nella guerra contro Castiglia; Dante il credea erede della virtù, come del nome del padre:
     
      E se re dopo lui fosse rimasoLo giovinetto che retro a lui siede,
      Ben andava il valor di vaso in vaso.
      Purg., c. 7.
     
      La seconda classe di parenti, non ostante il velo del numero plurale, si riduce a un solo: al re Giacomo. Il conte Pietro, che Ugone de Empuriis prega di parlare in suo nome a Federigo, par che sia Pietro Lancia, fatto conte di Caltanissetta nel dì della coronazione di Federigo, e figliuolo di quel Corrado Lancia ch'era il favorito del re. Quanto ai soccorsi di Spagna, non sembri strano che si aspettassero non ostante la opposizione di Giacomo; perchè i cavalieri catalani e aragonesi avean dritto di prender le armi per cui lor fosse a grado: e Federigo in fatti sempre tenne molte pratiche col baroni e con le città che ubbidivano al fratello, e sperò non solo di averne soldati di ventura in suo aiuto, ma fin anco di far che la nazione trattenesse Giacomo dal muover guerra alla Sicilia.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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