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      Ma ognuno intende quanto debole e precario ritegno fosse la voce da' dotti ad un principe riconosciuto da loro medesimi, come conservator della fede e arbitro delle forze dello Stato. D'altronde la immobilità teocratica della legge nocque molto più che non giovasse ai Musulmani, perchè attraversò le riforme fondamentali divenute necessarie per la mutazione dei tempi e per la vastità del territorio; e fece che tante ribellioni, tanto sangue sparso, non portassero altro frutto che di tor via le persone dei governanti, senza correggere il dispotismo che li rendea sì tristi.
      Venendo in ultimo a considerare il momento militare dei conquistatori, si vedran le tribù ordinate alla guerra ed esercitate fin da tempo immemorabile: avvezzi da fanciulli a maneggiare armi e cavalli, usi a condurre cameli, caricar bagaglio, mutare il campo, affrontare pericoli, ubbidire ai capi nelle mosse e zuffe, andare a torme, schiere, drappelli, secondo le suddivisioni della tribù; e i capi a computare sottilmente le distanze de' luoghi, riconoscere o indovinare il terreno, disegnare colpi di mano, agguati, ritirate, in vastissimi tratti di paese. Indi pratica di strategia nei condottieri, disciplina nei soldati: che, tra tanta ignoranza e licenza, appena si crederebbe. Indi le prime battaglie degli Arabi contro Persiani e Bizantini, sì superiori ad essi di numero, furono vinte meno per non curanza della morte e furia a menar le mani, che per la rapidità e precisione delle mosse; per le schiere compatte, spedite a rannodarsi o combattere spicciolate; pei complicati disegni di guerra mandati ad effetto con agevolezza; per l'arte, presto appresa, di afforzarsi ne' luoghi opportuni ed a tempo ricusare o presentar la battaglia.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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