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      Tali erano le condizioni dell'Affrica in questo tempo. La popolazione industriale, d'origine europea o mescolata, non avea peso nello Stato: menomata dalle emigrazioni; sottomessa d'opere e d'animo, e la più parte fatta musulmana, con tal precipizio, che la Chiesa Africana, la quale levò già tanto grido in Cristianità, potea dirsi annichilata mezzo secolo dopo il conquisto; come ce l'attestano concordemente le cronache musulmane e i documenti ecclesiastici, sia romani, sia alessandrini(238). I Berberi, tutti oramai musulmani, tra ortodossi e scismatici, stanchi e divisi ma non domi, ubbidivano e si sollevavano; pronti ad accompagnar gli Arabi in guerra, non a sopportare i pesi del dominio; meno ostili a casa aghlabita che ai capi dei giund lor signori o vicini; ma quel sembiante di obbedienza s'andava dileguando a misura, che le tribù si allontanavano dal centro della provincia. Dei coloni arabi e persiani abbiam detto abbastanza, che le passioni di quelle milizie riottose, di que' cittadini turbolenti, di que' giuristi fanatici, eran fuoco sotterraneo che cercava d'aprirsi uno spiraglio.
      Tra vicende analoghe s'agitavano in questo medesimo tempo i Musulmani di Spagna. Accennammo già come nei primi impeti del conquisto (711), valicati i Pirenei, irrompessero in Linguadoca. A capo di venti anni, fatto pianta di lor guerra quella provincia, or con eserciti or con gualdane si spinsero fino al Rodano e alla Senna da un lato, alla Loira e all'Oceano dall'altro, capitanati da emiri, cui designava il califo, ovvero il governatore d'Affrica.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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